giovedì 11 dicembre 2014

Gran Paradiso di zucchero!!!

Finalmente il 28 agosto di quest'anno sono riuscita a realizzare un mio grande sogno...l'ascensione al Gran Paradiso!!! L'unico 4000 metri interamente italiano.

Partiti da Locana il 27 direzione Pont di Valsavarenche perv la prima tappa al Rifugio Vittorio Emanuele II.
Dopo aver lasciato l'auto nell'ampio parcheggio in Loc. Breuil, a monte della frazione Pont di Valsavarenche, si attraversa il torrente e ci si dirige verso sud, in direzione della montagne che chiudono la testata della valle. 
Si cammina pressoché in piano fino ad arrivare all'ultimo fabbricato che si incontra prima del rifugio (1991 m).
Poco più avanti inizia una macchia di larici. Si attraversa il ponte in legno su di un affluente del torrente Savara e subito dopo  si procede sulla strada reale di caccia che con pendenza modestissima e numerosi tornanti conduce al Rifugio in circa due ore e mezza.
 A circa 2150m si passa ai piedi di una suggestiva cascata e si lasciano gli ultima larici, da questo punto in avanti il sentiero lascia l'ombra tranquilla del bosco per inoltrarsi tra la prateria alpina. 
La vecchia mulattiera sale regolare lungo i rapidi fianchi della valle che fino a 10.000 anni fa era interamente coperta dai ghiacci, poi il pendio si addolcisce, si esce dal solco vallivo e dai 2300 m comincia ad essere visibile la cima ammantata di ghiaccio del Ciarforon che lentamente, mano a mano che ci si avvicina al rifugio diventa sempre più imponente. 
Tra i pascoli emergono i grandi sassi, lisciati dall'erosione glaciale che la vegetazione stenta a colonizzare. Dopo tanti tornanti la strada reale di caccia assume un andamento più rettilineo ed in breve raggiunge la scalinata splendidamente restaurata che dà accesso al pianoro dove sorge il rifugio.
 Si oltrepassano alcuni ometti costruiti a fianco dei gradini in pietra e dopo pochi di minuti di marcia si vede la sagoma inconfondibile del Rifugio con la sua copertura a semibotte in metallo lucente.
Proprio ai piedi del rifugio il Ciarforon e la Becca di Monciair si specchiano nelle acque freddissime di un laghetto illuminati dagli ultimi raggio di sole.Tra l'altro giornata caldissima e senza una nuvola, dopo tante di pioggia!
Preso possesso delle nostre cuccette nella camerata all'ultimo piano del Rifugio, preparata l'attrezzatura per il giorno dopo, scendiamo a cena. Passeggiata intorno al Rifugio, cercando il segnale per una telefonata, qualche foto e poi a nanna (h. 21.30 , alle 22.00 si spengono le luci).
Sveglia alle 4.20 circa  per  la colazione ed essere pronti per le  5.00, anche se alle 3.30 mi sono svegliata allarmata di non aver sentito la sveglia..., ma in realtà erano solo i primi alpinisti della camerata che si preparavano.
Durante la colazione ammiriamo dalla vetrata del Rifugio lo spettacolo delle prime frontali che a serpentone salgono verso l'inizio del ghiacciaio. Dopodichè ci vestiamo per uscire.
Pronti si parte!!! Tutto intorno è buio pesto, si vedono sopra di noi solo i puntini luminosi delle stelle, un ottimo segno: vuol dire che la giornata inizia con il bel tempo. 
Procediamo verso nord attraversando la pietraia, ci guidano alcuni ometti, tracce di sentiero e soprattutto i frontalini degli alpinisti che ci precedono.
In poche decine di minuti raggiungiamo il sentiero che si dirige verso la morena laterale nord del ghiacciaio del Gran Paradiso, un sacco di cordate salgono a passo lento lungo il sentiero, le luci frontali di chi ci precede ci indicano la strada e noi facciamo lo stesso verso  chi ci segue, qualcuno si è appena staccato dal rifugio e c'è già anche chi rientra. È un legame solidale e suggestivo che lega decine di alpinisti che salgono nella notte. 
Procediamo  un passo dietro l’altro sul sentiero che si inerpica sulla morena, nelle orecchie nient’altro che il ritmo del nostro respiro e il ticchettio dei bastoni sulle pietre. 
Ora le cime delle montagne si stagliano scure contro il cielo che va schiarendosi lentamente, ormai si indovina anche il sentiero: una striscia di un grigio più chiaro in mezzo alle ombre scure dei sassi della morena.
Raggiunta la base del ghiacciaio calziamo i ramponi, ci leghiamo in cordata e iniziamo a salire. Camminiamo lungo traccia coperta di neve battuta e gelata, anche se a causa del mio rampone che essendo grande continua a scappare, dobbiamo fare diverse soste per riallacciarlo.
Raggiungiamo la Schiena d'Asino, il dosso sotto il quale si dividono le due lingue glaciali. È il punto nel quale si uniscono le due vie normali per il Gran Paradiso, quella che abbiamo percorso e sale dal Rifugio Vittorio Emanuele II e quella che si percorre  partendo dal Rifugio Chabod. Sbuchiamo in pieno sole e indossiamo gli occhiali. E iniziamo a vedere la vetta!!!
La parte più impegnativa è ormai alle nostre spalle, saliamo alcuni dolci pendii coperti da neve ghiacciata senza incontrare alcun crepaccio (quest'anno sono praticamente chiusi) poi lasciamo sulla destra i tre enormi gendarmi rocciosi della Becca di Montcorvé. Poco più avanti avanziamo con un po’ di fiato corto sull'ultimo tratto ripido che dà accesso al circo glaciale ai piedi della vetta.
Con un ampio semicerchio ci portiamo ai piedi della fascia rocciosa, oltrepassiamo li crepaccio terminale, chiuso giusto per il passaggio, e dopo aver riposto bastoncini, picozze e Mauro e Fabrizio anche i ramponi (io me li sono tenuti, vista la fatica per farli restare fermi) ci prepariamo per arrampicarci sulle  roccette che portano alla Madonnina.
 Il passaggio obbligato che porta alla vetta è attrezzato con alcuni spit, ci fermiamo per lasciar passare alcune cordate che scendono.Un traffico incredibile di cordate! Ma arrivare fin qui e scendere a valle senza una foto di rito a fianco della Madonnina non è possibile!
Parte Fabrizio che attrezza il passaggio, poi io e per ultimo Mauro, che libera la via. Percorro in fretta la cengia lunga un paio di metri e larga una spanna che porta alla vetta, è un passaggio esposto, a picco sul ghiacciaio della Tribolazione che dà una scarica di adrenalina...unica (mia) difficoltà ...i ramponi che ingombrano, ma nessun problema...arrivo alla Madonnina!!! Siamo in vetta! Ci fa la foto un gentile alpinista straniero. Abbiamo un sorriso che arriva alle orecchie, Mauro ed io abbiamo salito il nostro primo quattromila, e io ho realizzato un sogno!!! Non ho parole per spiegare l’entusiasmo, la meraviglia di fronte ai mondi che scoprivo dentro e fuori di me. La stanchezza è scomparsa e ha lasciato posto all'entusiasmo e a mille emozioni!!! Tanto che la discesa diventa una passeggiata...le gambe vanno da sole...occhi e mente sono ancora lassù...accanto a Lei!

Se volete sbirciare le foto ....



Vi chiederete cosa centra tutto questo con un blog sul cake design...!?
Per prima cosa, l'Amore per la Montagna e per i Dolci...insieme hanno dato il nome al blog stesso,
e seconda cosa per celebrare l'Avvenimento ho realizzato il mio "Gran Paradiso di zucchero", una torta a base di pan di spagna, crema pasticcera al wafer e mouse al cioccolato...









 "Quello che più mi manca sono i gesti, i preparativi, le sensazioni vissute per raggiungere la cima: la partenza dal Rifugio nella notte, le stelle che si affievoliscono per dare spazio alla luce del sole, l'aria cruda del ghiacciaio che ti entra nelle narici...Per sentire il profumo di quella brezza devi essere li, sul ghiacciaio prima dell'alba...Il suono stridente dei ramponi che mordono il ghiaccio e il tintinnare dei moschettoni appesi alle imbracature, è una cadenza che ci accompagna nell'oscurità e nel silenzio della notte." (cit:)